Questo sito serve a procurarmi clienti.
Quindi mettetevi nella giusta disposizione d’animo.
Siete comodi? Rilassati?
Il mio mestiere è quello di aiutarvi a comunicare chi siete, cosa fate, come lo fate e perché dovrebbero scegliere voi al posto di qualcun altro.
Voi però dovete dirmi perché, cosa e a chi volete comunicare. Se non lo avete ben preciso in testa, posso darvi una mano a fare chiarezza.
In sintesi mi occupo di strategie e di prodotti di comunicazione.
Chi fa questo mestiere viene spesso scelto dai clienti in base a criteri che vanno oltre la necessaria competenza tecnica che fanno appello ad altre sintonie. Se ne avete voglia qui potete scoprire un po’ di cose di me.
Sono nato a Bologna nel 1962, una domenica di maggio alle 10,30. Il mio primo pensiero è stato brioche e cappuccino. Il secondo pure. Nei primi dieci anni di vita mi sono giocato un discreto numero delle vite a mia disposizione…
La prima volta che mi beccarono appollaiato in cima al braccio orizzontale della mia gru preferita avevo 7 anni. Capii rapidamente che tra la gru e i miei genitori non correva una reciproca passione. Eppure non era che un giocattolo come un altro. La natura convincente degli argomenti di mamma e papà fece si che per un po’ abbandonai la gru passando ad un enorme cartellone pubblicitario alto – secondo la mia percezione di allora – almeno 10 metri e retto da una struttura in ferro, tipo tubi innocenti.
Quando il cartellone mi venne a noia, e il cantiere con la gru era ormai inaccessibile, incominciai a esplorare il palazzo in cui abitavamo appendendomi all’esterno delle ringhiere dei balconi e ai davanzali delle finestre. Il nostro appartamento era al quinto piano, il balcone della cucina era la via di accesso ai meravigliosi segreti delle terrazze dei vicini. Con una certa sorpresa scoprii che non erano le gru o i cartelloni o i palazzi che non andavano…ma era proprio il mio gioco preferito che aveva qualcosa di sbagliato. Detestando i lividi che ogni volta fiorivano sulla pelle, smisi di farmi beccare con le mani nella marmellata. Per me la città era soprattutto un luogo verticale. Mi piaceva rintanarmi in alto e fantasticare mentre ascoltavo i suoni della città, una Bologna molto meno rumorosa e disturbante di quella di oggi.
Anche vista dal basso la mia città preferita era verticale: nel cortile della casa dei miei nonni c’è un muretto quando non ero in alto mi sdraiavo sul quel muretto e da quella posizione guardavo il cielo e i palazzoni attorno a me.
L’azzurro del cielo è uno dei miei ricordi più nitidi. Molti anni dopo a Parigi, al Beabourg ritrovai quel cielo attraverso un quadro di Kandinsky.
Sempre in quegli anni spingendo con furia cinnesca sui pedali della mia bici da cross (la mitica Roma Sport) ho fatto una specie di frontale con un camion e sono volato illeso sul tetto della cabina. Anche la Roma Sport (alla quale ho ceduto volentieri una delle vite di riserva). Una mattina di un giorno di luglio dei ragazzini rom (allora li chiamavo zingari) mi rubarono la Roma Sport; pianti cocenti, lacrime disperate. Nel pomeriggio con tutta la paura del mondo e la determinazione di chi con gli anni è entrato da poco in doppia cifra, andai al campo nomadi deciso a riprendermi la MIA Roma Sport. Quella bici era la mia salvezza, la mia identità nomade, più di un pezzo di me. Fui fortunato. La Roma Sport era là e ‘gli zingari’ me la restituirono. La vista di un bambino scheletrico con benda all’occhio destro e nei denti un apparecchio esterno deve avergli fatto pensare ‘al mondo c’è sempre qualcuno che viene dopo di noi…’ o altro che non immagino, cmq le cose andarono così.
Navigare nel canale cittadino su una porta di legno abbondonata è una esperienza orgasmatica, sino alla prima chiusa, poi è tutta questione di fortuna. Più di una volta sono scappato dalla colonia, non perché ci stessi particolarmente male, ma per il puro gusto di scappare.
A 16 anni, già folgorato dal ’77 e dall’idea della rivoluzione creativa, ho salutato la family e sono andato a vivere per i fatti miei.
Dopo pian piano sono diventato….
………….Diventando nel tempo, la passione e voglia di cambiare il mondo hanno fatto sì che mi immergessi in collettivi, comitati di lotta giornali, progetti e oggetti di comunicazione. Allo stesso modo l’incontro con l’arrampicata prima e con la speleologia subito dopo è stato fulminante. La speleologia è stata da subito una passione e un modo di essere, da allora fa parte della mia vita. Poi mi sono laureato al DAMS. Dalla mia uscita di casa sino a trent’anni suonati ho saltabeccato da un lavoro all’altro purché fosse a tempo determinato. Teorizzavo e praticavo la formula del precariato stabile. Poi i tempi sono cambiati. Per diversi anni ho lavorato in una radio d’informazione indipendente. Nella vita mi occupo di comunicazione e di soccorso in montagna. la prima attività è il mio lavoro la seconda è volontaria, e mi occupa molto del tempo libero. All’inizio del 2006 ho perso il mio migliore amico e poco dopo ho scoperto che alla fine dell’anno sarei diventato papà.
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