Luca Calzolari

Montagne e guerre dell’acqua

Il 22 marzo scorso è stata la Giornata mondiale dell’Acqua, in questa occasione il CAI ha presentato numerose iniziative a favore della sensibilizzazione e della tutela di questo bene prezioso, che avranno luogo nei prossimi mesi. L’acqua fu al centro di “Acque fragili”, lo speciale di M360 del maggio 2014, dove, tra gli altri aspetti, ponemmo l’accento sullo speciale rapporto tra montagne e acqua e sul ruolo delle montagne come accumulatori e serbatoi idrici, vere e proprie, preziose, banche dell’acqua. L’attenzione attorno al tema è da tenere sempre alta per diverse ragioni. Un aspetto forse meno noto è quello dei tanti water conflict, per il controllo dell’“oro blu”. Secondo il californiano Pacific Insti- tute l’ultimo di questi conflitti ha avuto per oggetto la diga di Haditha, la seconda più grande dell’Iraq. I militanti dell’Isis erano arrivati vicino alla diga sul fiume Eufrate, che si trova a circa 200 km da Baghdad e se l’avessero conquistata avrebbero avuto in mano un’arma potentissima. Questo conflitto è il numero 343 nella lista del Pacific Institute (www.2.worldwater.org/conflict/list/). Cina, Nepal, India e Bangladesh litigano intorno ai fiumi che scendono dall’Himalaya. Basta pensare alla guerra infinita tra India e Pakistan per aver accesso e controllo del grande ghiacciaio del Siachen, il più esteso del Karakorum. Come non ricordare 135 morti – 124 soldati e 11 civili, tutti pakistani, di stanza sul ghiacciaio del Siachen travolti da una valanga (ne abbiamo trattato anche sul numero di M360 del luglio 2012). C’è anche l’acqua tra i motivi di quella che è chiamata the War above the Clouds, la guerra sopra nuvole: il ghiacciaio è un enorme serbatoio idrico per le popolazioni della piana dell’Indo. Per capire meglio i numeri del fenomeno della corsa all’acqua in montagna è interessante citare un articolo pubblicato nell’agosto 2013 sul Guardian che per diversi aspetti è ancora attuale: “Il futuro della più famosa catena montuo- sa del mondo potrebbe essere messo in pericolo da un vasto progetto di costruzione di dighe: India, Nepal, Bhutan e Pakistan sono impegnati in una “corsa all’acqua” sull’Himalaya… La Cina, che sta costruendo più dighe di tutti sui maggiori fiumi che sgorgano dall’altopiano tibetano, potrebbe emergere come controllore ultimo dell’acqua per quasi il 40% della popolazione mondiale”.
I conflitti sull’accesso all’acqua – riporta il sito del Pacific Institute – l’uso dell’acqua come “arma”, e l’orientamento dei sistemi idrici durante le guerre sono fin troppo comuni. Si è sostenuto che le risorse idriche sono raramente state l’unica fonte di conflitti violenti o di guerra. Ma questo fatto ha portato alcuni “esperti” internazionali a ignorare le relazioni complesse e reali tra l’acqua e la sicurezza, che resta una sfida importante. In effetti, il lavoro del Pacific Institute suggerisce che i rischi di violenza legati all’acqua e conflitti stiano crescendo, non diminuendo, e allo stesso tempo la popolazione, le risorse e le pressioni economiche e ambientali sulle scarse risorse idriche sono in aumento.
Come è gestito oggi un bene cosi prezioso, quali strumenti normativi, quali accordi esistono per spegnere le tante micce accese e quelle che si accenderanno in futuro? In ambito ONU è attiva la Convenzione sugli usi non navigabili dei fiumi e la Convenzione sulle acque transfrontaliere dell’Unece (The United Nations Economic Commission for Europe). Convenzioni vincolanti unicamente per i Paesi che le hanno ratificate. E a quanto pare non sono molti. L’acqua dunque è sempre più fonte di tensione tra Stati e tra interessi economici. E anche una potentissima arma, controllare i fiumi significa disporre di un potere capace di mettere in ginocchio paese e popolazioni. Il cambiamento climatico e l’aumentare del bisogno di risorse idriche lasciano intravedere che le montagne, serbatoi d’acqua, rischiano fortemente di diventare uno dei luoghi dei water conflict dove si combatterà (forse in maniera esplicita) per il controllo dell’acqua. Quale destino allora per le Terre alte e per le popolazioni di montagna? L’acqua è un bene universale, un elemento che ha un rapporto speciale con le montagne, anche per questo oltre che difenderla come risorsa dobbiamo ribadire il diritto all’accesso di tutte le persone del mondo e usare tutta la nostra forza per opporci a qualsiasi tentativo di conquista dell’oro blu, battendoci per la ratifica degli accordi di utilizzo. Ci piace pensare di poter lasciare ai nostri figli un mondo in cui come la montagna anche l’acqua unisce.

Peak & Tip, Montagne360 aprile 2015

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