
Hotel Astoria di Riva del Garda era gremito e fremente nell’attesa della prima visione assoluta di Silence, il docufilm di Bernardo Giménez che racconta il primo 9c della storia. Una via liberata nell’autunno del 2017 da Adam Ondra nella Flatanger Cave, in Norvegia. Immagini straordinarie e impattanti, evocative e a tratti quasi ansiogene. Fotogrammi che raccontano il reale e che, se interpretate come una metafora della vita, svelano cadute e difficoltà. Adam, come sempre, sorride. «È importante essere in sintonia con la parete – mi spiega in quella occasione – occorre stabilire un rapporto di reciprocità emotiva per intuire qual è la posizione migliore da assumere. E se non hai la mente aperta, beh, non imparerai mai nulla». Ha ragione il climber ceco. I suoi occhi sono scolpiti come la roccia che è solito scalare coi movimenti di una danza impossibile, ma come sostiene anche lui non ci sono solo i muscoli. Quello che conta, su una parete come nella vita, è la mente. Occorre pensare prima di agire e, soprattutto, è necessario essere consapevoli dei contesti e delle conseguenze delle nostre azioni. Di questa impresa e del film abbiamo letto e sentito (e ne sentiremo) parlare molto, qui voglio proporvi un altro tema. Ondra è da tempo l’ambasciatore ufficiale del Garda Trentino, per questo Silence è stato presentato lì. Che alpinisti e arrampicatori siano testimonial di aziende che producono attrezzature e abbigliamento tecnico o di prodotti che rappresentano un territorio montano, è cosa a cui siamo abituati. Che sostengano un prodotto turistico – l’Outdoor Park Garda Trentino – non è però cosa comune. E questo fatto mi ha interessato. Di conseguenza, mi piacerebbe riproporvi un breve ragionamento (tutto da approfondire) sul nesso tra arrampicata e sviluppo turistico. L’arrampicata è una delle attività trainanti di quel territorio e con Adam nelle vesti di ambasciatore di quel progetto turistico è come se trovasse un mezzo per autoalimentarsi, concretizzandosi in una meta precisa. Di più: rispetto a quello che stiamo esaminando, è evidente che il valore aggiunto di storia e mitologia garantito dalla testimonianza diretta del climber più forte del mondo può dar vita a un piccolo miracolo. Quello di trasformare un posto noto agli appassionati, come peraltro tanti altri, in un “luogo”; un luogo perfettamente riconoscibile, con una propria dignità e un proprio statuto. Un po’ come è capitato con la Fessura Kosterlitz, a Ceresole Reale, in Piemonte, dove un grande blocco di gneiss, un semplice frammento di roccia precipitato a valle dalle pareti soprastanti, dopo essere stato scalato nel 1970 da Mike Kosterlitz si è trasformato in uno dei “luoghi” più mitici e simbolici dell’arrampicata di casa nostra. Insomma: se, dopo averne percorso le vie, Ondra arriva a consigliarti in prima persona la meta per scalare, come per magìa le pareti indicate dal climber di Brno rinascono a nuova vita, diventano celebri e sono viste e considerate come mete turistiche e sportive. Facendo da traino anche alle altre attività. Ed ecco che, a quel punto, il cerchio si chiude. Quello di ambasciatore, mi confida Adam, è «un ruolo che mi rende orgoglioso. Vengo ad Arco da quand’ero bambino e sempre qua ho arrampicato il mio primo grado». Qui la biografia di Ondra concorre alla costruzione della mitologia del luogo. «Ci sono vie adeguate, sicure, accessibili e compatibili con i diversi livelli di preparazione». Qui, attraverso la sue parole, diventa meta e luogo (spazio turistico) per la rigenerazione dell’arrampicata. Poi i futuri grandi arrampicatori, come lo stesso Adam ha fatto, troveranno le proprie vie. Ma non serve solo la storia verticale per la coerenza tra ambasciatore e prodotto turistico. Ci sono l’ambiente e la sostenibilità. Su Peak&Tip di marzo ho toccato il tema dei numeri del turismo. Al climber ceco chiedo se prima di diventare amba- sciatore del Garda Trentino ha valutato questi aspetti e qual è la sua opinione: «Se le cose sono fatte bene, la questione non deve preoccupare. È vero, non piace a tutti che le falesie siano piene di gente. Ma in arrampicata ci sono molte possibilità e c’è spazio per tutti. Non è giusto negare l’opportunità offerta da chi crea nuove e variegate proposte». Molti, noi compresi, hanno a cuore la dimensione ambientale, il rispetto per la natura e per i contesti. Anche Adam sembra essere d’accordo. «L’impatto è importante. Molto importante. E proprio per questo, in questo progetto, tutti lavorano affinché sia ridotto al minimo…». Adam afferma il vero, nel progetto dell’Outdoor Park vi è una decisa attenzione alla sostenibilità. Per costruire il futuro senza distruggere il presente è necessario dar corpo e anima a visioni di sviluppo coerente, compresa la scelta dei testimonial. La stessa accortezza va richiesta anche ai grandi dell’alpinismo e dell’arrampicata. «Se ti diverti scalando – mi confida ancora Adam – e hai la mente aperta, non solo ti divertirai ma sarai anche predisposto a imparare». Cosa? Qualsiasi cosa, ma soprattutto, a mio modo di vedere, la consapevolezza della responsabilità che deriva dall’essere tra i numeri uno al mondo. Compresa quella di non derogare mai nelle proprie scelte al ruolo di ambasciatore del rispetto per la montagna, per la storia e per il mito positivo dell’arrampicata.
Peak & Tip, Montagne360 aprile 2018