
Incertezza. È questa la parola chiave, perché secondo gli italiani il futuro è così: incerto. Lo dice il Centro studi investimenti sociali (Censis) nel 53esimo rapporto sulla situazione sociale del Paese, pubblicato lo scorso dicembre. Anni duri, questi ultimi. Anni in cui per sopravvivere gli italiani hanno contato soprattutto sulle proprie forze e hanno “messo in campo stratagemmi individuali per difendersi dalla scomparsa del futuro”. E così, tra stress e disillusione, l’Italia del 2019 è un “Paese in stato d’ansia”. Del resto, sempre secondo quanto riportato dall’istituto di ricerca socio-economica, nel giro di tre anni (2015-2018) il consumo di ansiolitici e sedativi è aumentato del 23% e gli utilizzatori sono ormai 4,4 milioni. Una fotografia amara. Certo, ma ora vi chiederete: cosa c’entra con la montagna? E con il Cai? Ebbene sì, c’entra eccome. Perché a fianco del sentimento di incertezza e di sfiducia, nel rapporto sono descritti elementi che hanno acceso la nostra curiosità. Tra i grumi di nuovo sviluppo troviamo “le aggregazioni per stili di vita che fanno identità”. Sempre più spesso – si legge nel rapporto – la ricerca di senso, il riferimento etico, la costruzione di relazioni significative avviene nella vita quotidiana, dentro circuiti di costruzione identitaria legati alla coltivazione delle passioni. Circuiti che creano comunità composte da persone diverse tra loro, ma unite da linguaggi, desideri e aspirazioni vissute con grande intensità. Mi sono venute in mente le piccole comunità che si costruiscono attorno alla montagna e nelle nostre Sezioni (che poi tutte insieme diventano una comunità più grande dei soci Cai). Va inoltre tenuto in considerazione che gli italiani che prestano attività gratuite in associazioni di volontariato sono aumentati del 19,7% negli ultimi dieci anni. E sono 20,7 milioni le persone che praticano attività sportive (immagino che l’alpinismo e l’escursionismo trovino casa in questa voce). Non sono uno scienziato sociale, ma in questa epoca di incertezza per il futuro e di sfiducia per ciò che è corpo intermedio, mi sembra che l’associazionismo permetta di mettere in comune passioni, stili di vita, valori; e credo altresì che il volontariato possa giocare un ruolo ancor più importante rispetto al passato, proprio a favore di quei grumi di nuovo sviluppo sociale, così necessari e salvifici. E poi, si sa, la passione motiva la curiosità. E insieme muove il mondo. Il rapporto Censis ci racconta infatti anche un’altra cosa: è in corso la riscoperta dei valori delle aree interne, in particolare dell’Italia dei cammini. Cresce il numero di coloro che decidono di passare una settimana o più a percorrere a piedi (o in bicicletta) i cammini storici, religiosi, culturali del Belpaese. Sono stati oltre 32mila i camminatori che hanno richiesto la credenziale mentre percorrevano un itinerario italiano. La via più nota e frequentata resta la Francigena, bene anche i cammini francescani e la Via degli Dei. No, stavolta non voglio parlare del Sentiero Italia CAI, la cui importanza è chiara a tutti, e della rete sentieristica. Né della valenza turistica ed economica dei cammini. Ne abbiamo già parlato tanto, e probabilmente ne parleremo ancora. Da queste premesse, e se il ragionamento fatto fin qui non è campato in aria, allora anche dalla fotografia che esce dal Rapporto Censis, viene confermato che camminare, e per estensione farlo in montagna, in- teso come l’unione tra passione e tensione ideale, è una delle risposte possibili per la ricerca del senso. E magari anche per disintossicarsi dalle moderne dipendenze ansiogene, come dall’iperconnettività e da quel bisogno – ormai diventato routine – di controllare lo smartphone appena svegli al mattino. Perché camminare sui sentieri e scoprire il territorio non è solo un atto di libertà, ma rappresenta implicitamente anche una scelta di sviluppo sostenibile. Ambiente, paesaggio, turismo, psiche. Tutto è correlato (e l’efficacia della montagnaterapia ne è la più evidente dimostrazione). Mi piace pensare che questa riscoperta del camminare e della bellezza delle nostre aree interne faccia bene agli italiani, a questo Paese arrabbiato e troppo spesso iroso. Credo che il camminare – ma ormai lo avrete capito – sia una terapia contro l’ansia della nostra società e una metafora del rimettersi in movimento verso il futuro.
Peak & Tip, Montagne360 gennaio 2020