Il silenzio fa rumore. Soprattutto quando si decide di chiudere ai mezzi motorizzati la strada di un passo alpino. In questo caso è un rumore buono. Caos e frastuono provocati dai prodotti delle attività umane non appartengono alle montagne né alla natura. Eppure ci sono. Talmente presenti e invadenti da farci perdere il suono silenzioso dell’ambiente. Quelli degli animali, delle piante, del vento, della pioggia, della neve e delle voci umane sono suoni, non rumori. E poi c’è la questione dell’inquinamento. A mia memoria sulla chiusura delle strade dei passi alpini si discute (e si litiga) da almeno vent’anni. A un certo punto bisogna però passare all’azione. E così è arrivata la chiusura estiva della strada del Passo Sella, in val Gardena. Quando? Solo tutti i mercoledì dei mesi di luglio e agosto (9 in totale). Si stima che sui passi dolomitici transitino ogni anno 1,2 milioni di veicoli. Un altro dato è che nelle province di Trento e Bolzano l’analisi del traffico mostra picchi fino a 550 veicoli in transito ogni ora (report Eurac 2015), mentre il rumore supera i 90 dB (campagna misure Appa 2016). Tra gli obiettivi della chiusura della strada del Passo Sella anche quello di abbassare le emissioni di CO2 nelle montagne patrimonio dell’Unesco. La sperimentazione è iniziata lo scorso 5 luglio su un tratto di strada lungo all’incirca quattro chilometri e mezzo. Parafrasando un celebre film, quello cui abbiamo assistito è un mercoledì da pedoni. In quei giorni, infatti, il passo si raggiunge solo a piedi, in bicicletta o con mezzi elettrici. Una richiesta che su quelle terre veniva caldeggiata da tempo. Ma tutto questo è sufficiente? Ce lo siamo chiesti, convinti che la tutela dell’ambiente e il rispetto dell’economia locale rappresentino gli elementi primari dello sviluppo del territorio. Siamo convinti che incentivare il turismo sostenibile sia l’unica azione possibile. E iniziative come questa aiutano a sensibilizzare le coscienze, alimentando la cultura ambientale (e del rispetto). Tuttavia limitare i divieti a pochi giorni – solo quelli di minor afflusso – rischia di trasformare una buona azione in una campagna di comunicazione. Certo, è un primo passo, offre l’occasione di riportare a galla un tema dibattuto da molti anni e di riproporlo, magari ampliandolo alla luce della situazione ambientale di oggi. Lo sanno bene le associazioni alpinistiche e ambientaliste del Trentino Alto Adige-Südtirol che da tempo sono impegnate sulle questioni che riguardano il traffico sulle strade di montagna. Insieme hanno elaborato una proposta articolata per la mobilità “smart” sulle Dolomiti. Tra queste ci sono Sat, Cai Alto Adige, Avs, Alpenverein Südtirol, Italia Nostra, Legambiente, Wwf, Mountain Wilder- ness, Lia da Mont, Dachverband für Natur und Umweltschutz, Cipra Südtirol, Lia per natura y usanzes. Un problema sentito e condiviso, la cui soluzione non può essere un’iniziativa così limitata nel tempo e nello spazio. Però è un primo e importante passo. E poi, quando si parla di chiudere al traffico le strade di montagna, spesso si trova l’opposizione di qualche amministrazione locale. Ecco perché è importante trovare una mediazione. La montagna resta il bene primario, da tutelare e difendere. Sia sul piano ambientale sia su quello economico. Sia chiaro: non siamo a un punto zero. Ci sono bei progetti in corso, come quello che promuove la mobilità sostenibile in Valfurva, in provincia di Sondrio, e che prevede la progressiva chiusura al traffico di Santa Caterina e della Strada dei Forni. Oppure a Balme, in Piemonte, dove il Comune ha fermato eliski e motoslitte. Poi c’è chi fa pagare un ticket (a volte anche salato). Accade ad esempio al Passo del Rombo, sulle Tre Cime di Lavaredo, sul Großglockner. Per le auto la cifra varia dai 16 ai 35 euro. Laddove è indispensabile il transito, che il ticket sia utilizzato con coscienza per aumentare gli investimenti sul territorio e sulla tutela ambientale e non limitarlo a voce (cospicua) di bilancio. «Nei prossimi tre anni possiamo puntare alla chiusu- ra tutta l’estate, poi altre località vorranno unirsi a questo circuito della montagna tranquilla» ha dichiarato Reinhold Messner a La Repubblica, camminando il 5 luglio lungo le strade libere dal- le auto che conducono al Passo Sella. «In dieci anni si realizzerà quel grande progetto che sono le Dolomiti tranquillizzate, silenziose e grandiose. Com’erano prima delle strade». Un traguardo ambizioso, certo. Ma realizzabile.
Peak & Tip, Montagne360 agosto 2017