
C’è una domanda a cui dovremmo cercare di dare una risposta, preferibilmente univoca. E bisogna farlo in fretta. Dobbiamo infatti decidere se vogliamo che la montagna sia parte fondamentale dello sviluppo integrato del nostro paese oppure no. Una domanda solo apparentemente retorica, perché in realtà è densa di significati. Partiamo da una premessa doverosa e necessaria: negli ultimi anni abbiamo infatti assistito al fenomeno dei ritornanti, ovvero di coloro che avevano abbandonato la montagna ed erano scesi a valle, nelle città. Erano alla ricerca di lavoro e di nuove opportunità. Eppure, nonostante tutto, hanno deciso di fare marcia indietro. Il che, per me, significa compiere un netto passo in avanti. Oggi quei soggetti sono identificabili con la nuova economia abitante formata anche da imprese locali (per lo più piccole e a gestione familiare, ma non solo quelle) che si trovano a creare occupazione al di fuori dei contesti tradizionali. Nonostante qualcuno possa additarli come folli, in realtà questi sono imprenditori visionari e per certi versi illuminati. In questo numero raccontiamo anche la storia di Fabrizio Mellini, tornato in Appennino. Perché, checché ne dicano le più accreditate teorie aziendali, ogni luogo è il luogo giusto. Un insegnamento che l’amico Giovanni Teneggi, direttore di Confcooperative Emilia-Romagna, continua a ripetere come un mantra ogniqualvolta si trova a parlare in pubblico delle cooperative di comunità. Da una parte, quindi, ci sono esperienze come quella della Elettric80, azienda leader nel campo della robotica che dopo essere stata venduta, esportata (e fallita) è stata riacquistata dal vecchio proprietario che l’ha riportata nello stesso non-luogo in cui si trovava, a Viano, sulle pendici dell’appennino reggiano. Come a dire: non basta avere una buona idea per raggiungere il successo. Piuttosto bisogna saper fare. E attorno a quell’idea occorre creare una comunità di relazioni. È per questo che, dall’altra parte, non si possono trascurare gli abitanti delle Terre alte. Sono loro le risorse più importanti. Entrambe le anime fin qui descritte – ovvero imprenditoria e abitanti – per poter alimentare quelle trame di senso e di valore che ben conosciamo hanno anche bisogno di strumenti. Primo tra tutti, in quest’epoca moderna, è quello offerto dalle infrastrutture e dalla banda larga. Un tema caro a molti. Lo dimostra ad esempio l’interesse palesato da Uncem. Lo scorso settembre l’Unione dei Comuni Montani ha chiamato a raccolta sindaci, amministratori, imprenditori, enti, associazioni e operatori (compresi quelli della telefonia) in un appuntamento pubblico dedicato alla banda ultralarga e all’agenda digitale nelle aree interne e montane. Il titolo già conteneva un messaggio eloquente: “Sfide e opportunità per vincere il digital divide”. L’esclusione digitale e la negazione della connettività non favoriscono certo lo sviluppo sociale, relazionale e professionale di chi ha scelto di restare in montagna o di chi in montagna ha deciso di tornare a vivere. Qualcosa fortunatamente sta già accadendo. Come ha ricordato Marco Bussone, che oltre a essere un giornalista è anche il presidente nazionale di Uncem, «il Piano per la banda ultralarga, con i 3,3 miliardi di euro che verranno investiti in tutto il paese fino al 2020, dovrà permettere di cablare i territori montani raggiungendo tutte le case». Aree che in termini più tecnici sono considerate “a fallimento di mercato”. E questo avverrà seguendo gli standard europei ed è «quanto è stato definito con Bruxelles dal Governo italiano attraverso Agid, Infratel e Ministero dello sviluppo economico». Finora sono state investite molte risorse ma, come ricordano in tanti, senza però ottenere benefici diffusi. Qual è la situazione? Nel 2017 la banda ultralarga copriva il 42,6% delle unità immobiliari. Percentuale che quest’anno, stando ai programmi, dovrebbe salire al 62,5%. L’obiettivo del 2019? Ben 79,1%, mentre nel fatidico 2020 dovrebbe essere coperta la totalità del territorio con almeno 30 megabit al secondo. È quello che ci auguriamo possa davvero accadere. La connettività è oggi essenziale per la produzione, per il turismo, per i servizi ai cittadini e per quelli alle persone. Infine, al netto di tutte le considerazioni fin qui condivise, per noi che viviamo la montagna, una parte degli investimenti in connettività significa anche miglioramento della sicurezza: si pensi per esempio a GeoResQ, l’app del Soccorso alpino del Cai da utilizzare per richiedere l’intervento del soccorso. Per leggere il piano: bandaultralarga.italia.it
Peak & Tip, Montagne360 novembre 2018