Siamo soliti dire che la storia è ciclica. Che si ripete, inesorabile, alternando grandezza e distruzione, forza e debolezza. Un concetto teorizzato da Machiavelli nelle Istorie fiorentine che abbiamo ricevuto in eredità senza però essere ben consapevoli della sua origine. Ignorare l’autore o il contesto che ha ispirato lo sviluppo di tale pensiero non è un peccato, purché alla fine si riesca davvero a coglierne il senso. Perché è da quella riflessione che si sviluppa e contamina una certa saggezza popolare che, anziché sui libri, si diffonde e tramanda per le strade, nei campi, nei piccoli borghi e lungo i sentieri che portano su fino alle cime dei monti. Una cultura popolare che ci è ugualmente utile. Ma utile a cosa?, domanderete voi. A maturare la consapevolezza di noi, del nostro spazio e del nostro tempo. Conoscere la storia significa conoscere noi stessi. E capire meglio i luoghi che amiamo. Allora vi rispondo che sì, è necessario saper leggere il presente facendo tesoro del passato. «La storia è memoria» disse poco prima di morire Jacques Le Goff, studioso della storia e della sociologia del Medioevo. Nessuno di noi è esente dalla storia. Quella grande, che riguarda gli avvenimenti capaci di condizionare e indirizzare la politica e la vita di intere nazioni. E quella solo apparentemente più piccola, che in epoca più recente gli studiosi, come lo storico Carlo Ginzburg, riconoscono col nome di microstoria e che passa attraverso i dettagli. La microstoria mette insieme etnologia e storia, attraverso un approccio micro analitico che comporta il massimo sforzo d’immaginazione concreta. Che c’entra tutto questo con noi? Vi rispondo subito. Pensando alla quantità di monografie, piccoli studi, saggi di storia locale, cronache minime di antropologia, cronologie, regesti e biografie che le Sezioni (attraverso il lavoro dei Soci) hanno prodotto dalla nascita del Sodalizio a oggi, mi è chiaro che questo tesoro è un giacimento quasi inesauribile a disposizione degli storici di professione. A esso possono attingere come fonte documentale per raccontare la storia. Ovvero le tante storie delle Terre alte, oltre che dell’alpinismo meno noto. Ricevo tanti libri e monografie prodotti da Sezioni e Gruppi regionali. Molti trattano di antichi mestieri, di architettura di montagna, della vita nei borghi, di personaggi importanti per la storia locale delle montagne di casa. Di norma gli autori fanno sì che non manchino documenti a corredo del contenuto. Ma, oltre alle tante monografie e ai saggi specifici (e anche ai bollettini su cui spesso si trovano delle piccole perle), per ritrovare tante microstorie è sufficiente prestare attenzione ai volumi che raccontano le storie delle Sezioni. Faccio qui l’ultimo esempio in ordine di tempo. Il mese scorso ho accolto l’invito del Cai Campania a svolgere due giorni di formazione sui temi della comunicazione. Eravamo a San Giovanni a Piro, in provincia di Salerno, col monte Bulgheria a fare da sfondo e il mare del Cilento che si apriva davanti ai nostri occhi, circa quattrocento metri più in basso. Dalle mani del Presidente regionale, Raffaele Luise, che è anche presidente della Sezione di Castellammare di Stabia, ho ricevuto in dono un volume che racconta la storia della sua Sezione. Le prime escursioni sui Monti Lattari, le foto d’archivio dei primi del Novecento, il primo scarno annuncio della nascita della Sezione sul mensile del Cai del 1935. Poi relazioni, bollettini, documenti inediti. E infine la guerra, drammatica come solo la guerra sa essere. Sfogliando il volume, mi è tornato in mente questo tesoro nascosto del quale le Sezioni sono produttrici, autrici e custodi; un immenso giacimento documentale a cui noi, che non siamo addetti ai lavori, facciamo fatica a pensare – e forse anche a valorizzarlo – come fonte per gli storici. Una sorta di grande centro di documentazione distribuito su tutto il territorio nazionale. Quindi l’invito a tutti è di frequentare le biblioteche di Sezione e di soffermarsi con attenzione e curiosità sulle raccolte e le monografie che riguardano la miriade di microstorie che raccontano le Terre alte. Invito che non solo rivolgiamo a noi stessi, ma che estendiamo – per tutte le ragioni fin qui descritte – anche agli storici di professione.
Peak & Tip, Montagne360 agosto 2019