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Nepal, l’alpinismo diventa turismo d’alta quota?

Il Nepal vieta l’Everest in solitaria”: è questa la notizia che ho letto il 31 dicembre scorso su La Stampa. Dalla prossima stagione, secondo quanto riportato dai media, gli stranieri che vogliono scalare le montagne nepalesi devono essere sempre accompagnati da una guida. Voglio saperne di più. Visito i siti della stampa estera. Il giorno prima la Bbc scriveva : «Il Nepal ha vietato le scalate in solitaria delle sue montagne, incluso il monte Everest, in un tentativo di ridurre gli incidenti» (Nepal has banned solo climbers from scaling its mountains, including Mount Everest, in a bid to reduce accidents). Continuo la mia ricerca. Cnn riporta: «Il Nepal ha modificato le sue norme per l’alpinismo, vietando agli alpinisti stranieri di scalare le sue montagne senza una guida» (Nepal has amended its mountaineering regulation, prohibiting foregin individual climbers from scaling all mountains in the country without an escort). The Telegraph riporta la dichiarazione di Maheshwor Neupane, segretario del Ministero della Cultura, Turismo e Aviazione civile che conferma che il di- vieto riguarda “unicamente le salite in solitaria che invece prima erano permesse” (The changes have barred solo expeditions, which were allowed before). E ancora, Mountainiq.com riporta i contenuti principali della Mountaineering Expedition Regulation: “Climbers must be accompanied by a guide at all times – no solo climb” (Gli alpinisti solitari devono essere sempre accompagnati da una guida), “Climbers must have summited a 7000 meter peak prior to attempting Everest“ (Gli alpinisti devono avere già salito una cima di 7000 metri prima di poter scalare l’Everest). Oltre a queste, ci sono altre regole minori. Gli over 75, i non vedenti e coloro che hanno subito una doppia amputazione non avranno il permesso di salire i giganti della Terra (disposizione che alcuni rappresentanti della comunità alpinistica hanno già definito discriminatoria). E inoltre, agli Sherpa verranno nuovamente rilasciati i certificati di vetta. La motivazione del provvedimento sarebbe l’eccessivo numero di decessi tra gli alpinisti che scalano in autonomia. Concordo con la riflessione di Alberto Pinelli, responsabile dell’Asian Desk di Mountain Wilderness International, che la definisce “sconcertante”. La ragione è davvero quella di ridurre il numero di morti e incidenti? O dietro alle novità si nasconde soprattutto una ragione economica? Sempre Pinelli, commentando la notizia e riferendosi all’Everest, ha scritto che «la salita… si è trasformata in una patetica parodia di se stessa, è inutile nasconderlo». Molte delle tragedie sul tetto del mondo sono causate soprattutto dall’imprudenza delle spedizioni commerciali. Pinelli punta il dito sulla lobby degli Sherpa – consapevoli che solo grazie al loro aiuto la macchina del business commerciale può andare avanti – che si sono trasformati in una potente lobby, ma – prosegue – all’interno di quel “contesto sovraffollato” non hanno torto. “È sul contesto – scrive ancora – che bisogna intervenire”. Non ho lo spazio qui per approfondire tutti gli aspetti della questione. Per quanto assurdo e inaccettabile sia il divieto, se riguardasse solo l’Everest che è una montagna da tempo in mano al business as usual delle centinaia di operatori turistici che fanno affluire migliaia di visitatori e danaro nelle casse del Nepal, in qualche modo uno prova a farsene una ragione. Ma se, come sembra, il divieto è esteso a tutte le montagne, allora la posta in gioco è molto più elevata. A mio modo di vedere la domanda, quella vera, riguarda l’essenza, la radice dell’alpinismo. Questo divieto nega agli alpinisti, quelli veri, di essere alpinisti, cioè gli nega la libertà di rischiare, che è parte dell’alpinismo. Trasforma l’alpinismo in turismo d’alta quota. Non bisogna mai dimenticare che il Nepal è uno stato sovrano, che nessuna passione piena di valori può interferire sulle scelte interne, e che sulle montagne himalayane gli alpinisti sono ospiti. Pur con questa chiarezza in testa, la comunità alpinistica mondiale, anche attraverso i suoi organi di rappresentanza, deve attivarsi e dialogare con il Nepal, per difendere la libertà d’alpinismo. Che è una libertà universale.
Peak & Tip, Montagne360 febbraio 2018